3. MAYA, LA SETTA DEL GURU CON MOLTI E IMPORTANTI CONTATTI



ARTICOLO DELL' AGENZIA DIRE DEL17 MARZO 2010

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Raffaella Di Marzio, autrice di "Nuove religioni e sette": 'Sui suoi siti, Danilo Speranza vantava collaborazioni con molti enti e istituzioni'. Ecco come riconoscere in una persona i segnali che rivelano l'ingresso in gruppo occulto.

ROMA - Una setta dalle molte ramificazioni, capace di avviare collaborazioni con il Coni, con le carceri di Rebibbia e Regina Coeli, di ricevere riconoscimenti del ministero di Giustizia. "Tutte notizie che erano presenti sui siti della setta Re Maya, siti poi chiusi nel 2008". A parlare di Danilo Speranza, il 'guru' di Roma arrestato per truffa e violenza sessuale nei confronti anche di bambine di 10-12 anni, e della sua attività, è Raffaella Di Marzio, laureata in Psicologia, Scienze dell’educazione e Scienze storico-religiose, e insegnante di religione cattolica. Membro del direttivo della Sipr (Società italiana di psicologia della religione) e del comitato scientifico della rivista 'Cultic Studies Review', pubblicata dall’Icsa (International Cultic Study Association). Il suo ultimo libro, 'Nuove religioni e sette - La psicologia di fronte alle nuove forme di culto', edito dalla Magi edizioni, tratta, tra le altre cose, dei nuovi culti e di sette, appunto, della situazione italiana, della psicologia di fronte alla scelta religiosa.

A sorprendere la dottoressa Di Marzio il fatto che dell'attività della setta Re Maya si sia parlato poco o niente. "Oggi lui è ovviamente il mostro, visto quello che ha fatto- afferma- Ma non capisco perché non si sia letto, o detto, da nessuna parte che aveva una casa famiglia per aiutare tossicodipendenti e acolisti, che avevano diverse pubblicazioni come riviste e libri. Avevano anche collaborazioni con Rebibbia e Regina Coeli, ma anche con diverse Asl di Roma, con Provincia e Regione. Addirittura avevano creato l'associazione 'Re Maya per lo sport', per questo vantavano collaborazioni con il Coni. Una setta che, nonostante avesse appena 245 membri effettivi, e non 1.000 come ho letto, aveva grandi ramificazioni, grandi attività esterne. In più, vantavano anche un riconoscimento del ministero di Giustizia. Tutte notizie, queste, apparse sui due o tre siti che avevano e che sono stati oscurati nel 2008".

Continua Di Marzio: "Speranza aveva una spiritualità tutta sua, che si allontanava molto dall'Islam nonostante sia stato anche presidente dell'Associazione musulmani italiani (Ami). Diceva di aver trovato un modo di curare i disturbi della psiche e sul sito affermava che decine di psicologi erano al lavoro per verificare questa sua versione. E dico pure che ci sono psicologi iscritti all'albo che nel proprio curriculum vantano una collaborazione con 'Re Maya'" (la setta newage, nata nel 1983, ha raggiunto l'apice nella prima metà degli Anni 90, fino al 2004: nel 2009 lo scioglimento).

Più in generale, i casi di vittime di sette "si diversificano per spiritualità e dottrina. Ma le modalità in cui 'esplodono' sono molto simili tra loro. Come i danni. C'è sempre un leader carismatico, dietro di lui un gruppo che lo eleva ad una semidivinità". Nel libro 'Nuove religioni e sette', Di Marzio evidenzia l'importanza dell'ascolto di tutti i protagonisti della vicenda: "La mia posizione è questa, chi presta aiuto alle vittime deve sapere ascoltare e aspettare. Ma ascoltare tutte le parti in causa. Etichettare un gruppo come setta non vuol dire che tutti siano da condannare. Chi riesce ad uscirne è la vittima, che però ce l'ha fatta. Chi resta, invece, viene etichettato come plagiato. Non sono d'accordo, mi sono trovata in passato a che fare con casi di gruppi etichettati come sette, salvo poi vedere la magistratura dimostrare che non lo era. Non c'era nulla di vero, mentre le persone si sono trovate con l'esistenza rovinata. Sono dell'idea che vanno ascoltati tutti, vittime 'vere', 'presunte', carnefici: altrimenti non si aiuta nessuno".

Ma come riconoscere una persona, che sia un amico o un parente, entrata a far parte di una setta o di un gruppo? "Quando le persone si affidano a questi gruppi cominciano a comportarsi in modo diverso rispetto al solito- spiega -Raffaella Di Marzio, autrice di 'Nuove religioni e sette - La psicologia di fronte alle nuove forme di culto', edito dalla Magi edizioni-. Cambiano il proprio modo di vestire, di mangiare, arrivano anche a sparire per diverse ore al giorno". In secondo luogo, c'è "la fine del dialogo. La persona coinvolta non parla più, non dice niente. Quando, però, viene sollecitata, risponde alla persona che ha di fronte che non potrà mai capirlo". Fine del dialogo, quindi. Ma non solo: "Se in casa trovi libri sulla spiritualità magari mai visti prima, o altre pubblicazioni, o ancora volantini, sono tutte cose che ti fanno pensare che la persona in questione è entrata in contatto con tale realtà".

"A questo punto la cosa da farsi è prendere questa documentazione e portarla al primo centro ascolto che può dare informazioni sul fenomeno. Fondamentale non fare subito un'azione nei confronti della persona coinvolta. E quando dovrà succedere, meglio lasciare l'azione diretta a persone esperte. Meglio chiedere aiuto, quindi- chiude Di Marzio- perché proibire alla persona di uscire di casa o di frequentare il gruppo rischia di generare soltanto l'effetto contrario. Io ho messo su un sito (www.dimarzio.it) dove mi scrivono tante persone per chiedermi aiuto".